come rieducare te stesso da adulti per tornare a decidere in modo lucido e libero.
Per anni la tua vita è stata scandita da campanelle, voti, compiti, giustificazioni, promozioni. La scuola ti ha detto dove sederti, quando parlare, quando potevi alzarti, quali risposte erano “giuste” e quali “sbagliate”.
Ufficialmente, era il luogo in cui imparavi nozioni, contenuti, “materie”. In realtà, sotto quella superficie, c’era un altro insegnamento, meno visibile ma molto più profondo:
obbedire prima di scegliere.
- Obbedire ai programmi, agli orari, alle aspettative, ai giudizi.
- Obbedire ai voti come misura del tuo valore.
- Obbedire all’idea che la vita sia una sequenza di compiti assegnati da qualcun altro.
Poi cresci, diventi adulto. E ti ritrovi così:
- fatichi a prendere decisioni tue;
- cerchi continuamente qualcuno che ti dica “cosa è giusto fare”;
- temi di sbagliare come temevi il voto rosso;
- rimani in scenari che non ti appartengono più, ma che “sono sicuri”.
È qui che entra in gioco la scelta di rieducare te stesso da adulto: non contro la scuola, ma oltre la scuola. Non si tratta di rinnegare il passato, ma di riconoscere che molti schemi che hai interiorizzato allora oggi ti stanno stretti.
Questa “V per Verità” è dedicata proprio a questo: vedere come il modello scolastico ancora condiziona le tue scelte e come iniziare a rieducare te stesso da adulto, in modo lucido, concreto e applicabile.
1. Cosa ti ha insegnato davvero la scuola (oltre le materie)
Prima distinzione importante: scuole e insegnanti non sono tutti uguali. Ci sono stati docenti che hanno acceso curiosità, aperto prospettive, sostenuto domande. Ma il sistema, nel suo insieme, ha trasmesso alcune regole implicite che molti si portano dietro ancora oggi. Proviamo a nominarle.
1.1. Aspetta l’istruzione, non prendere iniziativa
A scuola:
- qualcuno decide il programma;
- qualcuno assegna il compito;
- qualcuno dice quando è il momento del test;
- qualcuno giudica il risultato.
Tu, per anni, impari a:
- aspettare che ti dicano cosa fare;
- seguire istruzioni;
- portare a termine compiti pensati da altri.
Da bambino è normale. Il problema nasce quando questo schema si fissa e continui ad applicarlo a 30, 40, 50 anni, senza accorgertene.

1.2. Il voto come misura del tuo valore
Un numero, una lettera, un giudizio scritto in rosso.
Per anni hai collegato il tuo valore a:
- quanti errori hai fatto;
- quanto sei “piaciuto” all’insegnante;
- come ti sei posizionato rispetto agli altri.
Il messaggio nascosto era:
“Se prendi un bel voto, vali. Se sbagli, vali meno.”
Oggi magari non ricevi più pagelle, ma la dinamica è la stessa:
- temi il giudizio del capo come temevi il cinque in matematica;
- cerchi approvazione in ogni scelta;
- vivi la possibilità di sbagliare come una minaccia, non come una parte del processo.
1.3. Non disturbare, non spiccare, non rischiare
In molti contesti scolastici chi fa domande “scomode”, chi esce dalle righe, chi mette in discussione certe regole viene etichettato come:
- difficile;
- problematico;
- “troppo”.
Il messaggio implicito è:
“Meglio non dare troppo nell’occhio. Meglio non uscire dal percorso standard.”
Tradotto in età adulta:
- ti adegui a scenari che non senti;
- non porti idee nuove per paura di “disturbare”;
- tieni bassa la testa anche quando dentro senti che qualcosa non torna.
Per questo, rieducare te stesso da adulto significa anche rivedere il rapporto con il dissenso, con il confronto, con l’espressione di sé.
2. Come il modello scolastico vive ancora nelle tue scelte di adulto
Non è solo una questione di ricordi. Il “programma scolastico invisibile” può essere ancora attivo dentro di te, oggi. Vediamo alcuni segnali.
2.1. Cerchi sempre un “professore” che ti dica cosa fare
Invece di decidere, cerchi:
- il coach che ti dia la formula definitiva;
- il consulente che ti tolga ogni rischio;
- il manuale che ti dica esattamente come muoverti.
Cercare supporto è sano. Ma quando non ti concedi mai di scegliere, di sperimentare, di sbagliare, stai solo cambiando aula: hai sostituito l’insegnante con altri “prof”, ma la dinamica è la stessa.

2.2. Vivi la vita come una sequenza di compiti assegnati
C’è sempre qualcosa da “fare”:
- gli obiettivi aziendali;
- le scadenze fiscali;
- le richieste familiari;
- le aspettative sociali.
Fai, fai, fai. Ma se ti chiedi: “Quali sono i compiti che mi sono dato io?”… il foglio resta quasi bianco. È un retaggio diretto: per anni ti hanno dato compiti dall’esterno, oggi fai fatica a darti compiti scelti da te.
2.3. Ti senti “in colpa” quando esci dal copione
Hai mai provato a:
- prenderti una mattina solo per te, senza un motivo “valido”;
- rifiutare un incarico che non senti tuo;
- cambiare direzione rispetto a quello che “ci si aspetta” da te?
Quella sensazione di colpa, di “sto facendo qualcosa che non si fa”, è il vecchio programma che si riattiva. È la voce interiore che ti dice:
“Non stai seguendo le regole. Non si può.”
È esattamente qui che diventa urgente rieducare te stesso da adulto: per non passare il resto della vita a chiedere permesso a un sistema che non c’è più, se non dentro di te.
3. Rieducare te stesso da adulto: non guerra alla scuola, ma nuova educazione
Un rischio, a questo punto, sarebbe cadere in un’altra trappola: trasformare tutto questo in odio verso la scuola.
Non è l’obiettivo.
La scuola ti ha dato strumenti, incontri, basi che oggi usi. Il punto non è “contro” qualcosa, ma oltre qualcosa.
Rieducare te stesso da adulto significa:
- riconoscere gli schemi interiori che oggi non ti servono più;
- scegliere consapevolmente quali tenere, quali aggiornare, quali lasciare;
- diventare protagonista del tuo percorso di apprendimento, invece di esserne solo destinatario.
Non è un atto violento, ma un atto di maturità. È come aggiornare un sistema operativo: non butti via tutto il computer, sostituisci i programmi che non sono più adatti alla realtà di oggi.
4. Cinque strumenti pratici per rieducare te stesso da adulto
Vediamo ora alcuni passi concreti. Non sono formule magiche, ma strumenti che puoi applicare da subito, in modo semplice e progressivo.
4.1. Dal “cosa devo fare?” al “che cosa scelgo io?”
La prima abitudine da allenare è linguistica e mentale. Ogni volta che ti accorgi di pensare o dire:
- “Cosa dovrei fare?”
- “Cosa è giusto fare in questa situazione?”
- “Cosa si fa di solito?”
prova a sostituire con:
- “Che cosa scelgo io, oggi, sapendo ciò che so?”
- “Che tipo di persona voglio essere in questa situazione?”
- “Che scelta è più coerente con la vita che voglio costruire?”
All’inizio ti sentirai quasi “pretendente”: come se non avessi il diritto di decidere.
È normale: stai spostando il centro di gravità dalla figura esterna (il “prof”) a te.
Questo è uno di quei passaggi che, se vuoi approfondire, richiedono un lavoro strutturato: esercizi, casi reali, confronto. Ma intanto, puoi iniziare dal linguaggio. Ed è già rieducazione.
4.2. Micro-scelte quotidiane non “omologate”
Rieducare te stesso da adulto non significa cambiare vita in un weekend.
Significa cominciare da scelte piccole, ma autonome.
Per esempio:
- cambiare tassello della routine mattutina scegliendo qualcosa che nutre davvero (lettura, scrittura, camminata);
- decidere consapevolmente di dire un no in più a una richiesta che ti appesantisce;
- iscriverti a un percorso formativo perché lo vuoi tu, non perché “serve il certificato”.
Sono micro-scelte, ma portano un messaggio potente al tuo cervello:
“Non sto solo eseguendo. Sto scegliendo.”
Ripetute nel tempo, creano una nuova “scuola” interiore, in cui l’unità di misura non è più il voto, ma la coerenza con chi stai diventando.
4.3. Ristrutturare il rapporto con l’errore
Se vuoi rieducare te stesso da adulto, devi per forza toccare il tema errore.
A scuola, l’errore è:
- segnalato in rosso;
- sommato e tradotto in voto;
- spesso associato a giudizi globali (“sei bravo”, “non sei portato”).
Da adulto, se mantieni questo schema, succede che:
- non inizi progetti nuovi per paura di “prendere insufficienza”;
- vivi ogni passo falso come conferma di inadeguatezza;
- cerchi scenari in cui non rischiare mai.
Per cambiare dinamica, puoi fare tre cose pratiche:
- Rinominare l’errore come “tentativo”
Non è un trucco linguistico. È riconoscere che, senza tentativi, non c’è apprendimento. - Valutare il processo, non solo l’esito
Chiederti: “Che cosa ho imparato da questo? Cosa farò diversamente alla prossima?”. - Creare spazi sicuri di sperimentazione
Piccole azioni in cui ti concedi di provare, sapendo che il “voto” non esiste: scrivere, parlare in pubblico in contesti protetti, testare idee con poche persone.
Anche questi aspetti, se portati in profondità, toccano dinamiche più complesse: autostima, identità, storia personale. Sono temi perfetti per percorsi guidati e lavori dedicati. Qui li accenniamo, per darti un punto di partenza.
4.4. Scrivere il tuo “curriculum invisibile”
Un altro modo potente per rieducare te stesso da adulto è smettere di guardare solo il curriculum “ufficiale” (titoli, certificazioni, ruoli) e iniziare a scrivere il tuo curriculum invisibile.
Puoi farlo così:
- elenca competenze che hai sviluppato fuori dai percorsi formali (capacità di ascolto, organizzazione, creatività, resilienza);
- annota situazioni in cui hai già scelto da solo, anche controcorrente;
- riconosci ambiti in cui ti sei educato da te: letture, esperienze, errori costruttivi.
Questo esercizio non è autocelebrazione. È un modo per ricordarti che, volente o nolente, ti stai già rieducando da adulto da tempo. Solo che non lo riconosci, quindi non lo consolidi.

4.5. Cercare ambienti che premiano la scelta, non l’obbedienza cieca
Puoi fare tutto il lavoro interiore che vuoi, ma se resti immerso solo in contesti che premiano obbedienza e conformismo, sarà difficile reggere. Per questo, una parte fondamentale del rieducare te stesso da adulto è la scelta degli ambienti:
- persone con cui puoi confrontarti senza essere giudicato a ogni deviazione;
- contenuti che ti invitano a pensare, non a ripetere slogan;
- contesti formativi dove l’obiettivo non è darti un voto, ma fornirti strumenti.
Non serve stravolgere la tua vita sociale. Basta iniziare a introdurre, un passo alla volta, luoghi e relazioni in cui la tua capacità di scegliere viene allenata, non punita.
5. Il passaggio chiave: smettere di aspettare la “promozione”
Una delle eredità più sottili della scuola è l’idea che, a un certo punto, qualcuno ti “promuoverà”:
- sarai pronto;
- sarai autorizzato;
- sarai certificato.
Nella vita reale, non arriva nessuna campanella a dirti che puoi iniziare a vivere in modo più tuo. Non arriva nessuna pagella finale che ti autorizza a cambiare strada, lavoro, città, relazioni.
Se aspetti quella promozione, rimarrai in corridoio per anni.
Rieducare te stesso da adulto significa proprio questo:
- smettere di aspettare che qualcuno dall’alto ti dia il via libera;
- riconoscere che sei tu a “ammetterti” al livello successivo della tua vita;
- accettare che non ci sarà mai una situazione perfetta, ma solo una serie di scelte sempre più consapevoli.
È un passaggio delicato, che spesso richiede accompagnamento, strumenti, esercizi step-by-step. Ma anche qui, il primo movimento è interiore: vedere la dinamica, smascherarla, iniziare a scegliere in piccolo.
6. Conclusione: diventare l’educatore di te stesso
La scuola ha fatto il suo pezzo. Oggi la domanda è un’altra:
Chi sta educando l’adulto che sei diventato?
Se lasci che siano solo le richieste esterne, lavoro, famiglia, contesto, a formarti, resterai sempre un passo indietro rispetto a te stesso.
Rieducare te stesso da adulto significa assumersi la responsabilità di:
- vedere gli schemi ereditati;
- decidere quali aggiornare;
- introdurre consapevolmente nuove abitudini, nuove domande, nuovi ambienti.
Non si tratta di negare l’educazione ricevuta, ma di completarla. Non più solo obbedire, ma scegliere. Non più aspettare compiti, ma darsi una direzione.
Oggi puoi iniziare da un punto molto semplice:
- riconosci un’area in cui stai ancora aspettando “l’autorizzazione” di qualcuno;
- scrivi una scelta piccola ma concreta che puoi fare tu, senza permessi;
- mettila in atto nelle prossime 48 ore.
È un gesto minuscolo rispetto alla tua vita intera. Ma è, già, un atto di rieducazione.
Il resto, approfondire queste dinamiche, lavorare su identità, narrativa personale, scelte di medio-lungo periodo, richiede uno spazio dedicato, con strumenti, esercizi e confronto guidato. Intanto, una verità resta:
La scuola ti ha insegnato tante cose. Ma la scuola dell’adulto che vuoi diventare tocca a te costruirla.
E, piaccia o no, è una scelta… per fortuna!

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